martedì 27 settembre 2011

Anche i tutor dicono la loro...

La Summer School insegna molto...

Ecco tre piccoli esempi che vogliamo condividere con chi si è ormai abituato a leggerci.

1 - La situazione economica non è facile in nessuna parte del mondo e i Paesi emergenti non si sottraggono a questa difficile situazione. Qui in Brasile l’inflazione ha preso vigore; in un anno è passata dal 4,5 al 7,3 % e c'è il timore che possa presto raggiungere le due cifre.  Ne risentono soprattutto i dipendenti pubblici: fanno sciopero i pompieri, gli insegnanti, i ricercatori universitari, i dipendenti dell’INPSI (ufficio brevetti, che abbiamo visitato ieri mattina)..., ed ora cominciano anche i dipendenti degli istituti bancari.    
 

Fernando e Suzana (i professori dell’università che ci ospita e che hanno organizzato questa Summer School) mi hanno detto che ai professori universitari è stato comunicato che per i prossimi 4 anni non vedranno aumenti di stipendio.



Come sapete, venerdì scorso abbiamo visitato il Tribunale Federale; ci hanno annunciato con orgoglio che proprio venerdì stavano chiudendo un caso davvero spinoso che si trascinava da tempo: era in atto una trattativa di conciliazione che vedeva in causa da un lato banche e costruttori e dall’altro i gli acquirenti che contestavano il prezzo degli appartamenti che a causa dell'inflazione era salito ben al di là delle loro possibilità economiche.  Le trattative di conciliazione si discutevano caso per caso; le parti in causa si incontravano in circa una decina di tavoli di lavoro concentrati in un'unica grande stanza e gli incontri si susseguivano ormai da una settimana durante la quale erano riusciti a chiudere più di 3.000 casi!

2 - I figli degli immigrati italiani non conoscono più la lingua dei nonni.
Durante la nostra Summer School continuiamo ad incontrare manager di aziende o professori che hanno origini italiane, ma conoscono ben poco (o non conoscono affatto) la nostra lingua.    La giudice della Corte Federale che ci ha accompagnato nella nostra visita al Tribunale (seduta a sinistra nella foto) me ne ha spiegato le ragioni: durante la seconda guerra mondiale il Brasile si è schierato con gli Alleati (molti soldati brasiliani hanno combattuto e sono morti in Italia).         
A quell’epoca molti immigrati hanno smesso di parlare italiano per mascherare le loro origini (l’Italia appariva all’estero come l’Italia fascista di Mussolini: il movimento della Resistenza non era conosciuto) e così nel corso di una sola generazione si è persa la conoscenza dell’idioma dei genitori.   Questo è accaduto anche agli immigrati tedeschi.

3 - La “pacificacion” delle favelas.
Fino a tre anni fa la nostra visita alle favelas sarebbe stata del tutto improponibile:  le favelas erano il regno indiscusso dei narcotrafficanti.   Il Governatore Sergio Cabral, del PMDB (Partido del Movimento Democratico do Brasil), alleato del precedente Presidente del Brasile, Lula da Silva, aveva l’obbiettivo di dare sicurezza alla città di Rio e più volte aveva tentato di fare retate per sconfiggere i malavitosi, ma le violente e sanguinose irruzioni della polizia avevano il solo effetto di lasciare al suolo morti sia fra le forze dell’ordine che fra gli abitanti delle favelas.   Si è allora cercato di cambiare approccio e si è dato mandato al CECIP (organizzazione non governativa che abbiamo visitato la scorsa settimana) di studiare un approccio completamente diverso.   Nasce così 3 anni fa il progetto di “pacificacion”, che è già in atto in 14 delle centinaia favelas di Rio. 
 Con questo progetto, iniziato proprio nella favela Santa Marta che noi abbiamo visitato, si è voltato pagina. Si sono realizzate infrastrutture per la comunità: teleferiche o funivie per poter raggiungere la sommità delle favelas (che sono tutte arroccate sulle pendici dei “morri”) , sistemazioni di campi gioco per i bambini ed adulti, sale per concerti, asili,...


si sono attuati progetti culturali per la popolazione delle favelas che segue corsi per muratori, idraulici e artigiani in genere, si sono costituite piccole agenzie (organizzate e gestite dal Comune di Rio con personale "misto" - sia abitanti della favela stessa che professionisti opportunamente selezionati) che accompagnano i turisti a visitare le favelas, piccoli “ristoranti” si sono dati un aspetto decente e sono frequentati sia dai locali che da turisti.



 
In ogni favela c’è una sezione dell' UPP, Unidade de Policia Pacificadora, che è integrata in modo permanente nel tessuto urbano; non ha nulla ha a che fare con il BOPE, il corpo dell’esercito che effettuava le irruzioni negli anni precedenti e che mai sarebbe stato accettato dagli abitanti.



 Funziona davvero questo progetto?   Secondo Fernando siamo ad un punto molto delicato:  potrebbe esserci un consolidamento o una catastrofe potrebbe riportare le cose al punto di partenza.   Più ottimiste sono le nostre guide: anche prima dell’avvento dell’UPP la popolazione delle favelas non si sentiva minacciata dai capi malavitosi (per cui per lo più lavoravano), ma ora c’è più lavoro per la gente della comunità e tutti ormai aderiscono al programma.   Noi ce lo auguriamo davvero!


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